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Respirazione e diaframma: tra neuroscienze spiritualità

Respirazione e diaframma: tra neuroscienze e spiritualità

Il processo di umanizzazione della medicina che si sta sviluppando negli ultimi 50 anni sta portando a riunificare la visione della salute di corpo mente e spirito. Sempre maggiori dimostrazioni scientifiche indicano che tali concetti non sono e non devono essere separati. (Gessani 2016).
I numerosi percorsi ospedalieri come la mindfulness, lo Shiatsu, le pratiche di Tai-Chi e Qi-Gong,  oltre che le sempre più numerose pubblicazioni scientifiche sulla connessione corpo-mente in medicina, sono la testimonianza di come la coscienza umana sta cambiando verso un processo di integrazione e unità.

Nonostante l’opinione comune giudichi la nascita della meditazione unicamente come pratica del benessere orientale,  la parola “meditazione” nasce dalla filosofia greca antica con la parola “melete” , che significava prendersi cura di sé con l’attenzione e l’esercizio.
Melete verrà poi tradotta dai latini in “meditatio”, che contiene la radice “med” così come la parola medicina. Per i greci antichi dunque la meditazione aveva il significato di prendersi cura di sé con l’obiettivo di liberare la mente dagli automatismi attraverso esercizi di respirazione e di allenamento mentale, di cui abbiamo testimonianze importanti per tutto l’arco dell’antichità.

Dalla fine del secolo scorso infatti la medicina occidentale ha ampliato notevolmente i suoi paradigmi verso una visione della cura che non sia limitata unicamente al trattamento di un organo malato, ma alla cura della persona vista nella sua interezza e costituita da un sistema psicologico, emozionale, organico e spirituale, così come già definito dai rapporti ISTISAN dell’Istituto superiore di sanità nel 2016 (Gessani 2016)
Chi ha concretizzato a livello accademico tale processo sono stati gli studi di PNEI (PsicoNeuroEndocrinoImmunologia), una delle materie fondamentali della scuola di    “Medicina dell’Essere”, frutto dell’ integrazione di PNEI, Psicologia applicata e studi di fisica quantistica.
Nella nostra disamina faremo riferimento a tali imprescindibili paradigmi scientifici.

La PNEI  considera il corpo e la mente non solo come connessi e interdipendenti, ma come se fossero un unico network in cui i sistemi biologici e psicologici si condizionano reciprocamente. (Bottaccioli 2017)
L’interazione tra stati emozionali, sistema immunitario e sistema nervoso autonomo è infatti finemente regolata dall’attivazione nervosa e ormonale tramite l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA in inglese), altrimenti detto l’asse dello stress. (George Fink 2017)
L’ormone dello stress per antonomasia è il cortisolo e il rapporto cortisolo /DHEA è un importante  indice in grado di variare a seconda che la persona stia vivendo emozioni negative trattenute (detto in certe condizioni, carico allostatico) o di profondo rilassamento e benessere. (McEwen B.S 2003)
Questo dato ha permesso al mondo scientifico di osservare che i livelli di cortisolo si riducono durante gli interventi sulla gestione dello stress, tra cui anche pratiche meditative, esercizi attivi sulla respirazione diaframmatica e le tecniche mente-corpo.

Su queste premesse fondamentali cerchiamo di vedere insieme quanto sia importante la funzione della respirazione (e gli esercizi di  pranayama), non solo come strumento che veicola l’ossigenazione del sangue e di tutte le cellule del corpo, ma anche nella gestione dell’equilibrio della persona e della sua psicologica.
Nell’ultima parte vedremo inoltre come il muscolo diaframma siano un’importante punto di accesso a nuovi livelli di coscienza, per entrare dentro la spiritualità del nostro Essere.

LA RESPIRAZIONE

Ormai molti studi scientifici riportano i vantaggi di una respirazione consapevole e lenta, che però deve essere insegnata, a conferma del fatto che molte persone non sono affatto padrone e coscienti del proprio respiro.  Recentemente la rivista “Breath”  ricorda inoltre gli effetti spirituali e i benefici sulla salute di una respirazione lenta e completa, sottolineandone l’importanza di futuri approfondimenti scientifici (Marc A 2017)

La respirazione ha molteplici funzioni. Non è solamente una pompa energetica ma è anche un fattore di regolazione generale. E’ fondamentale per mantenere l’equilibrio biochimico ed omeostatico dell’intero organismo. La respirazione è finemente regolata dal sistema nervoso centrale, da chemocettori centrali e perifierici (contenuti nei glomi carotidei e aortici), da meccanocettori polmonari, sensibili alla postura, e dal sistema limbico, centro della regolazione delle emozioni.
Le sensazioni della respirazione sono il risultato di due processi corticali e subcorticali: un processo discriminante che valuta la consapevolezza spaziale, la tempistica e l’intensità del respiro; e un processo affettivo che valuta le sensazioni emotive delle componenti respiratorie. (Bordoni B. 2016)

 

La respirazione e il sistema nervoso

La respirazione dunque è sotto lo stretto controllo del sistema nervoso vegetativo (SNV)
-Durante l’inspirazione si attiva la componente ortosimpatica che sembra sia particolarmente attiva durante la respirazione toracica, il tipo di respirazione più alta e superficiale.
-Durante l’espirazione si attiva invece la componente parasimpatica attraverso il nervo vago.

Tale componente parasimpatica è attivata inoltre anche durante la respirazione profonda diaframmatica.
Tuttavia ricordiamo la respirazione completa è quella che coinvolge l’intera gabbia toracica, compreso il diaframma chiamata viene detta respirazione yogica”, (Marc A 2017)

E’ stato osservato come la  respirazione yogica permetta un equilibrio tra i due rami del sistema nervoso vegetativo  (Peter Payne 2015) (Barsotti B 2018) aumentando la sensazione di calma e di pace interiore, base fondamentale per iniziare qualunque disciplina meditativa
Le alterazioni delle respirazioni sono molteplici e non sono dovute, come si pensava una volta,  ad una sorta di schermo difensivo psicosomatico, parte di una corazza corporea a braccetto con le alterazioni del tono muscolare e della postura. Escludendo ovviamente patologie dell’apparato cardio respiratorio, le difficoltà ad utilizzare una respirazione completa hanno origini ben più profonde e frequentemente convergono soprattutto nell’impedire la respirazione profonda, dunque la fase di rilassamento. (Barsotti N 2018)
Riducendosi la fase di rilassamento la persona vive con più frequenza situazioni di stress che determinano alterazioni del sistema immunitario ed endocrinologico, oltre che tendono ad impedire la concentrazione per le pratiche di meditazione e benessere (Bottaccioli 2017)

Inoltre durante situazioni croniche di stress, disagio psicologico ed emotivo, un respiro cronicamente superficiale (dunque non diaframmatico) può diventare esso stesso uno stimolo ansiogeno che mantiene alto il livello di stress e di carico allostatico. (Marc A 2017) . Il respiro superficiale infatti costituisce uno stimolo cronicamente ortosimpatico che nel tempo può diventare un automatismo, anche quando il motivo di stress non è più presente nella vita della persona.

Infine è giusto ricordare che non solo a livello ormonale ma anche a livello elettrico abbiamo numerosi evidenze che la meditazione, la respirazione yogica e tecniche di attenzione consapevole al respiro determinano modifiche delle onde cerebrali.
Con l’esercizio costante nel tempo, già dopo poche sedute, è possibile notare all’elettroencefalogramma una predominanza delle onde cerebrali normalmente attive durante gli stati di calma e di rilassamento (onde alfa) e una diminuzione delle onde cerebrali attive durante il normale stato di veglia (le onde beta) (Khare 2000) (Teruhisa 2018)

Questo è una conferma ulteriore di ciò che sostenevano le antiche  tradizioni orientali: la meditazione e il pranayama dovevano rallentare l’attività ripetitiva e distraente della mente (onde beta)  per sviluppare in una prima fase il testimone (o osservatore) interno, probabilmente veicolato da onde lente come le alfa o addirittura le tetha, con l’obiettivo di giungere ad uno stato costante di pace e calma interiore.

La respirazione e le emozioni

Oltre che da segnali nervosi e da richieste metaboliche, l’azione dei muscoli respiratori è regolata anche da stati emotivi, come tristezza, paura, ansia e rabbia. L’interazione tra la respirazione e le emozioni è determinata da un complesso collegamento tra il tronco encefalico e i centri cerebrali come l’area limbica e la corteccia. (Homma I 2008)
Nel sistema limbico, come importante centro regolatore, troviamo l’amigdala che è considerata l’area più importante che gestisce la respirazione emotiva. E’ stata osservata inoltre anche una stretta relazione tra l’intervento dei barocettori che mediano la respirazione ed emozioni (Reyes del Paso 2014)

Dunque le neuroscienze stanno dimostrando forse ciò che 2000 anni fa antiche tradizioni già sostenevano. Oggi è infatti evidente quanto la vita della persona e la sua personalità influenzano notevolmente il comportamento della fisiologia dei muscoli respiratori.  (Hommma 2008; Bordoni B 2016).
Appare dunque giustificato il lavoro sulla respirazione per accedere ad una maggior gestione delle emozioni e del proprio equilibrio interiore.

Ciò che anatomicamente e fisiologicamente permette il collegamento tra emozioni e respirazione sono soprattutto le connessioni con il muscolo respiratorio per antonomasia: il Diaframma.

IL MUSCOLO DIAFRAMMA

La respirazione veicolata dal diaframma viene spesso definita “respirazione bassa” o “di pancia”; è quella più attiva durante la calma e la tranquillità, con predominanza del sistema nervoso parasimpatico.
E’ presente per una notevole quantità di tempo nei bambini e negli adulti se non sono presenti situazioni di pericolo o allarme.
Possiamo avere un’idea dell’enorme lavoro che compie ogni giorno tale muscolo osservando che, quando viene usato nel pieno delle sue funzioni, come poche persone sono abituate a fare,  in ogni atto respiratorio tale muscolo compie sul piano verticale uno movimento di circa 5 cm.

Con una media di 12 atti respiratori al minuto, grazie al diaframma, alcuni organi compiono un percorso di almeno 864 m al giorno. Di conseguenza i meccanocettori connessi alle strutture diaframmatiche e cerebrali hanno continuamente l’impulso per influenzare la regolazione sensoriale ed emotiva della persona, rinforzando il sistema immunitario e l’omeostasi dell’intero organismo, (Bordoni B 2016)

Funzioni del diaframma

-Il muscolo del diaframma è un muscolo coinvolto non solo nella meccanica respiratoria ma anche in altre funzioni respiratorie non primarie come il mantenimento di una postura corretta.
-Interviene per facilitare la pulizia delle vie aeree superiori attraverso la tosse.
-Facilita l’evacuazione dell’intestino e favorisce la ridistribuzione del sangue del corpo.
-Il diaframma ha anche la capacità di influenzare la percezione del dolore e lo stato emotivo della persona.

Il muscolo è innervato principalmente dal nervo frenico. Tale innervazione può essere responsabile, direttamente e indirettamente dello stato emotivo della persona.
La stimolazione afferente al cervello (al nucleo del tratto solitario) da parte del nervo frenico potrebbe influenzare la risposta emotiva.  Recenti studi stanno valutando la connessione del nervo frenico con la ghiandola surrenale, organo fondamentale dell’asse dello stress HPA. (Rusu MC 2006) (Tubbs RS 2008)

Una revisione scientifica sulle funzioni di tale muscolo sostiene che quando il diaframma viene trattato manualmente, cosa quotidiana per gli operatori manuali, non è solo un’area della muscolatura che viene trattata ma tutto il corpo, inclusa la psiche.
Le ricerche sottolineano inoltre che su tali basi è fondamentale un approccio multidisciplinare al diaframma con la collaborazione di vari professionisti medici e non medici, con l’obiettivo finale di recuperare o migliorare il benessere fisico e mentale del paziente. (Bordoni B. 2016)
Infatti quasi tutti i centri implicati nella gestione dello stress sono connessi al muscolo diaframma.

A livello nervoso il diaframma invia segnali a molteplici aree cerebrali. Tra le più importanti ricordiamo i collegamenti con:

-la sostanza grigia periacqueduttale, fondamentale produttrice di oppioidi analgesici,
-l’amigdala, centro per la percezione di stimoli salienti, pericolosi o emotivi.
-dal nucleo del tratto solitario, centro afferente del nervo vago alle cortecce prefrontali, hub necessari all’integrazione di molteplici segnali per prendere decisioni su come comportarsi.
-il nucelo paraventricolare dell’ipotalamo, a capo della reazione di stress.
-l’insula, fondamentale zona interocettiva per adattamento allostatico dell’organismo intero.

(James H. Lois 2009) (Barsotti N, Bottaccioli 2018)

Inoltre sembra che una respirazione diaframmatica costante nel tempo abbia anche un’attività anti-infiammatoria, dando così una buon contributo all’azione del sistema immunitario. L’azione del diaframma favorisce infatti la produzione di ossido nitrico, che a sua volta inibisce l’attivazione di fattori infiammatori quali:     NF-kB, la MAP kinasi P38  e  ERK1/2 e le citochine IL-1Beta, IL-2, IL-6, TNF-alfa  (Ioanna Sigala 1985)
Inoltre può diminuire la sensazione di dolore (inibendo i segnali nocicettivi viscerali trasportati dal nervo vago) e migliorare la sensazione di benessere generale (data dalla secrezione di oppioidi.)

Sulla base di questa disamina delle connessioni mente-corpo del diaframmma e della fisiologia respiratoria possiamo concludere che l’esercizio costante nel tempo atto a usare coscientemente una respirazione completa (tipo respirazione usata nello yoga) e l’utilizzo del pranayama (Patricia L. 2015 – Barton E, 2017) può essere utile per:

  • Regolare i livelli di acidità sanguigna e tissutale , come importante sistema tampone (John E. 2011) Tale funzione è molto importante poiché ogni situazione di stress psicofisico è un cofattore nel determinare un’ acidosi sanguigna e condizioni di infiammazione tissutale
  • Ridurre i livelli di stress ossidativo dopo un esercizio fisico estenuante (Martarelli D 2001)
  • Migliorare la gestione sintomatica ma soprattutto emotiva in caso di asma ( Bruton 2018)
  • Migliora la risposta ai farmaci in pazienti con sindrome depressiva e ansiosa (Anup Sharma 2017) (Doria, R.SanLorenzo 2015)
  • Favorire la produzione e il flusso della linfa (Negrini D 2011)
  • Miglioramento della fatica mentale e fisica in pazienti con malattie neoplastiche (Sprod 2015)
  • Definire la propria immagine corporea modulando l’autocoscienza corporea (Dan Adler 2014)
  • ridurre il dolore e migliorare la qualità di vita in caso di lombalgia (Barton E, 2017)
  • ridurre i livelli infiammatori (Proteina C reattiva) e i sintomi di ansia, favorendo una vita attiva nonostante situazioni di malattia dell’intestino irritabile (IBD) (Patricia L. 2015)

E’ giusto segnalare che la sola modifica della respirazione può dare risultati nel breve e medio termine ma non modificherebbe l’assetto generale dell’organismo se non intervengono altri fattori secondo una visione multifattoriale della cura.

Dunque possiamo concludere che è molto importante porre attenzione ed usare consapevolmente la respirazione come sostegno di qualunque terapia fisica, di counseling, psicoterapeutica o meditativa, integrandola ad una costante disciplina sul proprio stile di vita.
La gestione cosciente della respirazione è una pratica molto importante per il benessere fisico che può attivamente contrastare gli effetti dannosi dati dallo dello stress, da emozioni negative,  dal dominio del sistema nervoso ortosimpatico e delle onde cerebrali beta.
Numerose pubblicazioni sostengono che tecniche di respirazione possano essere utilizzate come trattamenti di prima linea e supplementari per stress, ansia, depressione e alcuni disturbi emotivi. (Ravinder Jerath 2015)

 

RESPIRAZIONE E SPIRITUALITA’

Concludiamo con una breve osservazione anche sul significato spirituale del diaframma, riferendoci alle tradizioni spirituali indiane e ai testi sacri del Bhavanopanishad. ( Upanishad VIII secolo a.C.)

Secondo la cultura induista, nel corpo umano esiste una rete di energie sottili che lo attraversano e si concentrano in determinati punti chiamati in sanscrito “Chakra”, termine traducibile in “ruota” o “vortice”. Anche nelle tradizioni sciamaniche possiamo ritrovare questo modello con qualche piccola ed non importante variante.
Questi punti  energetici sono collegati al sistema nervoso e alle ghiandole endocrine e sono connessi tra di loro in modo da formare una grande flusso di energia all’interno del  corpo umano.
In particolare i chakra collegano la coscienza della persona (fatta da psiche, emozioni e credenze) ai vari organi ed apparati, in modo molto analogo al nostro sistema nervoso ed ormonale.

Diaframma e terzo chakra

In questa sede è utile specificare che per le tradizioni indiane il diaframma è un muscolo che è connesso al 3° chakra (detto Manipura chakra) il cui elemento è il fuoco. Il diaframma però permette anche la comunicazione con il 4° chakra (Anahata chakra) il cui elemento dominante è l’aria, che regola la fisiologia dei polmoni (Brofmann M. 1988)

Quando Manipura chakra è in armonia veicola lo stato di coscienza della libertà, del poter esprimere il proprio potere e la propria realizzazione  senza limitare la libertà del prossimo. E’ la capacità di sentirsi liberi di essere se stessi  e non ciò che gli altri si aspetterebbero da noi. E’ l’espressione sana della propria personalità.

Con una disarmonia a tale livello, la persona si sente controllata, sacrificata e non libera di esprimere se stessa e  i propri potenziali.  Una persona che si sente in questo modo tende a controllare tutto compreso il proprio respiro. Può avere una difficoltà nella respirazione diaframmatica a vantaggio solamente di un respiro più superficiale.

Diaframma e quarto chakra

Ma il diaframma, essendo un muscolo respiratorio, esprime la sua funzione anche e soprattutto a livello dei polmoni, sede del 4° chakra, vicino al plesso cardiaco, al centro del torace

Quando il 4° chakra è in armonia raggiunge un livello vibratorio più alto del manipura chakra.
Veicola infatti la capacità di dare e ricevere amore incondizionato a se stessi ed agli altri.

In questo stato di coscienza la persona ha superato il bisogno di sopraffare il prossimo per imporre il proprio potere personale. Permane in modo costante  un senso di accettazione e fratellanza con il prossimo. L’amore di questo plesso energetico non nasce da ciò che l’altro fa o ciò che l’altro dice, ma semplicemente perché l’altro esiste in quanto tale.
Al contrario se tale centro non è in equilibrio la persona non riesce ad esprimere il suo amore per gli altri o non si sente mai abbastanza amata dagli altri come vorrebbe.
La persona risulta chiusa in se stessa e il suo “torace”, o il suo cuore,  si apre agli altri con difficoltà.
Le tradizioni indiane riferiscono tutte le somatizzazioni della zona dei polmoni e del cuore a questo 4° centro energetico. (Brennan Barbara A. 1989)

Il cammino della coscienza

Se iniziamo ad osservare l’Essere Umano come un microcosmo, la cui coscienza partecipa all’evoluzione del macrocosmo e dunque anche del pianeta Terra, possiamo notare che ogni chakra rappresenta a livello archetipo anche un aspetto dell’evoluzione umana.
In un rapido viaggio dall’epoca preistorica fino all’età moderna,  l’essere umano ha dovuto imparare e sperimentare uno stato di coscienza diverso per ogni grande epoca.

Inizialmente l’uomo delle caverne, fin dall’epoca preistorica, non aveva tempo per dedicarsi al commercio e alla navigazione, ma ha dovuto soprattutto imparare la sopravvivenza di se e della sua specie. Trovare cibo e difendersi dal freddo. Questo stato di coscienza possiamo rappresentarlo simbolicamente con il 1° chakra,centro energetico  legato all’elemento terra e alle radici.

In un epoca sucessiva, quella per esempio dell’antico Egitto fino al medioevo circa, la coscienza dell’essere umano si dedica soprattutto all’agricoltura, commercio e  pastorizia, ovvero all’elemento acqua e alla conoscenza delle emozioni. Questo secondo stadio di coscienza sperimentata dall’Uomo possiamo rappresentarlo simbolicamente dal  2° chakra.
Si giunge così all’epoca tipica della massima realizzazione dell’intelletto dell’homo sapiens, l’epoca dei lumi, dello sviluppo della mente, del suo ego e della personalità.  A livello simbolico possiamo immaginare tale epoca rappresentata dal 3° chakra, centro energetico legato all’elemento fuoco, la luce dell’intelletto.  Tale periodo  culmina con la recente rivoluzione industriale.

Proprio nell’epoca che stiamo vivendo, dopo la massima espressione della mente umana, l’evoluzione dell’essere umano sta andando nella direzione del 4° chakra (legato all’elemento aria) dunque verso l’apertura del cuore e dell’amore incondizionato.
Le tradizioni Maya segnano questo passaggio di coscienza come il passaggio dall’epoca dei Pesci all’epoca dell’Acquario

E’ molto interessante notare come questo passaggio evolutivo, dal 3° al 4° chakra, sia particolarmente difficile per la coscienza globale.
Metafora di questa difficoltà evolutiva è rappresentata da una pandemia mondiale da Coronavirus che infetta come principale organo bersaglio il polmone e il centro energetico ad esso collegato.
Per il Nada Yoga, così come le sette note della scala musicale  sono una sequenza di 7 note in ordine logico, anche i 7 Chakra sembra rispondano alle medesime regole vibratorie. Esiste una correlazione matematica precisa fra le frequenze rappresentate da ciascuna nota e i toni di passaggio da una nota ad un’altra così come  tra  ciascun chakra.

Il passaggio tra il 3° e 4° chakra, così come il passaggio tra il Mi e Fa, ha un frequenza vibratoria diversa rispetto alle altre note all’interno della scala musicale
Tanto nello spirito quanto nel corpo, tal difficoltà a compiere questa tappa evolutiva è rappresentataa livello simbolico ed anatomico anche dal muscolo diaframma, considerato un punto shock, una membrana che segna un passaggio evolutivo (Brofman M. 1998)
Essendo una struttura muscolare a cupola che separa la cavità addominale dalla cassa toracica, anche secondo l’anatomia energetica delle tradizioni orientali, il diaframma segna un punto di separazione e di  passaggio tra i chakra inferiori, quelli legati ad aspetti più biologici del mantenimento e della sopravvivenza (dal 1° al 3° ) e quelli più alti, associati ad una coscienza più evoluta (dal 4° al 7°) che ha come punto di partenza l’amore incondizionato.
Dunque anche a livello spirituale, le tradizioni indicano il diaframma come un punto energetico molto importante per il cambio di percezioni nel cammino evolutivo, che può e deve essere usato nel percorso per aumentare le vibrazioni ad una coscienza di 4° chakra.

Questo passaggio ci obbliga a lasciare andare ogni forma di controllo e di sopraffazione, dato dalle disarmonie del 3°chakra, a favore dell’amore del cuore, l’apertura del torace e dei polmoni, favorendo il fluire del prana in tutto il corpo (Anahata chakra armonizzato)
Il Diaframma dunque non lavora nel pieno delle sue capacità se non viene usata una respirazione cosciente e completa (definita yogica). In tali casi risulterebbe molto più difficile educare la mente (3° chakra) e liberarla dagli automatismi dell’ego, così come abbiamo spiegato scientificamente nella prima parte dell’articolo

Sento importante sottolineare che in questo cambiamento di vibrazioni veicolato dal diaframma,  non esiste nessun livello di coscienza da acquisire, nessun grado di spiritualità da ottenere che non abbiamo già.
Pensare di non amare e di non essere amati, di essere soli e separati dagli altri,  è solamente un’illusione della mente, del “drago” fatto da onde cerebrali beta da domare e addomesticare.
Siamo già immersi in tutto l’amore del mondo, solo che ce lo siamo dimenticati. Trascendere l’illusione della mente significa lavorare su di sé per ricordarci in modo consapevole chi siamo veramente e quanto è grande l’amore che portiamo nel nostro Essere.
Reputo che sarà sicuramente questa la più dolce “Medicina dell’Essere” e il balsamo per il nostro spirito.

Per concludere, le pratiche di respirazione possono aiutare la persona ad aprirsi verso una nuova coscienza, non solo verso un’idea teorica e mentale di spiritualità, tipica del centro energetico del plesso solare,  ma verso una spiritualità vissuta e sperimentata concretamente ogni giorno nel nostro cuore. 
Questo potrebbe farci sentire veramente collegati e parte di un macrocosmo meraviglioso.
Forse in quest’epoca riusciremo a mettere in pratica ciò che migliaia di anni fa, con la parola “Melete”, i greci hanno indicato ai loro discendenti per il benessere del corpo-mente-spirito.

 

dott. Stefano Gay
medico chirurgo
Direttore Medicina dell’Essere

Articolo pubblicato all’interno del libro “La meditazione del freddo” di Gabriele Kipewa

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stefano

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